La parola “morte” esiste – Tavola rotonda sul tabù del lutto, sul trauma e su come influenzano il nostro lavoro.

Chiunque, e più volte nella vita, sperimenta la perdita. E sa cosa vuol dire e quanto influenzi le nostre capacità di fare, pensare, creare. Ma in una società sempre più concentrata sull’apparenza, oltre che sulla produzione e sul consumo (di contenuti, di fama propria e altrui) il lutto continua a essere un tabù: non si parla, non si affronta, si vuole nascondere il più possibile, il prima possibile. In questo panel un content manager, una responsabile editoriale, una responsabile delle risorse umane e una psicotraumatologa proveranno a strappare il velo di Maya e a far partire una conversazione sul welfare aziendale e sulle politiche di gestione del trauma per dipendenti e liberi professionisti. Per tracciare un quadro su cosa si fa ora, e cosa ci sarebbe ancora da fare.

Nicoletta Caccia

Head of HR @Alfamation

Sono partita a 18 anni dalla Calabria con un’enorme valigia. Ho studiato all’Università di Genova, poi mi sono trasferita in Lombardia per lavoro. Da 21 anni spendo le mie giornate nel mondo dell’HR: da sempre credo nell’essere a servizio degli altri, accompagnandoli nel loro percorso, breve o lungo che sia, all’interno del luogo di lavoro. Il mio lavoro non è facile, spesso non è capito, è sottovalutato, è soggetto a continue “mutazioni” ma è senza dubbio il più bello del mondo. Da tanti anni predico la valorizzazione della persona nell’azienda, l’attenzione al suo benessere, il premiare l’attitudine rispetto alla competenza di chi crede di non sbagliare mai.
Il mio approccio non è filosofico ma concreto, e consiste semplicemente nel “fare”: portare avanti progetti che possano aiutare a promuovere una cultura più inclusiva, nella quale ognuno ritrovi il proprio spazio. Non è detto che ci si riesca, ma la sfida è proprio questa.

Dov’è finito il presente? Il presente è un dono inestimabile intrappolato fra l’ansia immane per il futuro e i rimorsi che non voglio avere per il passato.

Giulia Di Rienzo

Psicoterapeuta e psicotraumatologa EMDR

Mossa dal desiderio di abbattere prima di tutti pregiudizi e stereotipi che mi accompagnavano – perché ci accompagnano tutti – sin dall’inizio della mia formazione professionale ho deciso di voler affrontare tematiche molto complesse, anche a costo di fare esperienze forti. Ho cominciato a lavorare con la dipendenza, sia da sostanze che comportamentale (come il gioco d’azzardo compulsivo). Ho lavorato con le famiglie immigrate, incontrando culture e significati diversi. Mi sono immersa nelle storie di vittime di tratta, e in quelle dei rifugiati politici. Una volta divenuta Psicoterapeuta sono entrata a far parte del polo clinico dell’Accademia di Psicoterapia del Professor Andolfi, a Roma, in una equipe altamente specializzata su lutti e perdite traumatiche. Successivamente sono entrata a far parte anche dell’equipe sulla Procreazione Medicalmente Assistita. Il filo conduttore che mi ha sostenuto nel lavoro è la passione in questa professione di aiuto, di sostegno e di vicinanza all’Altro. Passione che nasce dalla grande fiducia che nutro nelle persone, nella loro capacità di guarire. E nelle seconde opportunità.

Dov’è finito il presente? Si è perso tra il rammarico per un’ieri deludente e un domani incerto (e spaventoso). Ma ha bisogno di tornare nelle nostre menti e nelle nostre azioni, per tornare a guidare la nostra vita nella direzione che più ci rappresenta

Daniela Losini

Head of Beauty @Grazia.it

Sono Head of Beauty di Grazia.it e Grazia Factory, e mi occupo anche di gender editing e comunicazione inclusiva. Collezionista di parole e make up, sono riuscita a trasformare entrambe le passioni in lavoro. Autrice di narrativa e copywriter, ho incontrato Internet nel 2004 e da allora ci faccio coppia stabile con gli alti e i bassi del caso. Considero Grazia.it uno dei luoghi digitali più stimolanti nei quali poter esprimere la mia creatività. Sono una gattara. Ho i capelli rossi, una grande passione per il cinema, la fotografia e la stand up che pratico attivamente da un paio di anni. Ah: sono una gattara, lo abbiamo già detto?

Dov’è finito il presente? L’ultima volta che ho controllato era spento.

Claudio Mastroianni

Digital Expert & Cantastorie

Siete mai finiti su un quotidiano? Io sì: il Corriere della Sera mi definì “tarantolato della Rete”, in una pezzo di cronaca che conteneva molto poca cronaca. Indosso la definizione come un gagliardetto: ironicamente vittima delle parole, proprio io che con le parole ci ho sempre lavorato. Da anni impegnato nella produzione di contenuti, sono stato a lungo Content Manager per Mondadori (Panorama.it, Panoramauto.it, Iconmagazine.it, Icon Wheels). Prima ancora ho collaborato con Blogo e Gruppo HTML.it. Da qualche anno ho deciso di darmi alla libera professione come Digital Consultant, mi sono trasferito a Cagliari e vedo molto più spesso il mare. Penso che le parole possano dare forma alle cose – anche ai sentimenti più indefiniti e spaventosi – e renderle gestibili. Possono cambiare il mondo in meglio, come in peggio, e per questo devono essere usate con responsabilità: sì, abbiamo bisogno di una nuova etica della produzione e del consumo digitale. Io, nel mio piccolo, ci provo.

Dov’è finito il presente? Si è nascosto tra le pieghe dell’iper-narrazione delle nostre vite e spia quello che facciamo da dietro una tenda.