È la pubblicità a dirci chi dobbiamo essere, cosa possiamo diventare? No, certo, ma contribuisce a consolidare ruoli stereotipati e limitanti. I media, in tutte le forme, vecchie e nuove, hanno un immenso potere: quello di raccontare storie che diventano paradigmi, di proporre immaginari che poi diventano reali.
Nella maggior parte della comunicazione che viene prodotta il presente – che è oggi un tempo postmoderno, meticcio, fluido – sembra essere dimenticato, in favore di rappresentazioni che ci raccontano e reiterano stereotipi che vogliamo superare.
Queste rappresentazioni influenzano drasticamente il modo in cui percepiamo le altre persone e quello attraverso il quale ci percepiamo e ci vediamo. Le narrazioni hanno quindi un potere immenso. Narrazioni accurate e quanto più autentiche possibili, possono abbattere barriere, aprirci a nuovi universi, possibilità e creare inaspettati e non rigidi modelli di ruolo, in una società in continuo mutamento e che può essere re-immaginata e ricreata attraverso storie capaci di proporre valide e credibili alternative a stereotipi ormai anacronistici.
Da questo Ella Marciello e Francesca Mudanò sono partite per portare la responsabilità in comunicazione. E hanno stilato un contratto: il contratto della comunicazione responsabile, per chi la comunicazione la fa tutti i giorni e per le aziende che si affidano a loro.