Ai creativi viene spesso chiesto dove trovino l’ispirazione. La cosa curiosa è che spesso accade il contrario: è l’ispirazione a trovarci, nei momenti più inaspettati. Ed è così che, alle ore 03.00 di una insonne notte primaverile, la storia di un giovane lupo svizzero ha catturato Veronica Ciceri. Leggendo un articolo sulla dispersione di questo lupo chiamato M237, non ha potuto non pensare alla sua, di dispersione, iniziata quando anni prima è maturato in lei il desiderio di lasciare la pubblicità. Voleva inseguire il sogno numero due della sé bambina e diventare regista di documentari. Il sogno numero uno? Diventare oceanografa, come Jacques Cousteau (ma in tal caso la dispersione sarebbe durata davvero troppo tempo).
Quella notte ha deciso che M237 sarebbe stato il protagonista del suo documentario di laurea alla University College London. Come? Nelle successive tre settimane, avrebbe provato a ritracciare il tragitto segnato dal GPS del lupo per oltre 2000 chilometri. Da perfezionista nata sotto il segno della Vergine, pensava di avere tutto sotto controllo, tutto già più-o-meno “scripted”. La realtà è che, dopo un’intensa preparazione, era quasi pronta e allenata per il viaggio esteriore, ma non per quello interiore che sarebbe scaturito dal suo particolare pellegrinaggio.
Il lupo di cui ci sta parlando proviene da un branco nel cantone dei Grigioni. Successivamente è stato radio-collarato da un team di biologi, che gli ha dato il nome M237. Questo nome le ricordava un colorante alimentare, quindi ha deciso di chiamarlo semplicemente “Emme”. Forse inconsciamente anche per ricordarsi che dentro alla sua storia c’è un pezzo di lei – e di ognuno di noi.
A Emme è toccato essere diverso da ciò che il branco immaginava sarebbe stato il suo futuro. La sua è la dispersione più lunga mai registrata in Europa: 2000 lunghissimi chilometri in nove mesi, attraverso Svizzera, Italia, Austria e Ungheria; attraverso confini, laghi, fiumi, città, foreste, autostrade e ghiacciai. Il viaggio di Veronica Ciceri alla ricerca di Emme da esteriore diventa interiore, e da interiore diventa collettivo. È stato intervistando ranger e agricoltori, guide alpine e sommozzatori (sì, avete capito bene, e questa volta Jacques Cousteau non c’entra), nemici e amici che ha scoperto quanto un lupo possa insegnare all’uomo. Non avrebbe mai pensato che errare senza una meta potesse insegnarle tanto sui suoi errori – sempre che così si possano chiamare. Perché si può partire inseguendo l’ombra del lupo. E tornare illuminando le proprie zone d’ombra, realizzando come in questo mondo lupi e donne possano diventare facili prede nella costante e importante ricerca del proprio ruolo.