Ripensare l’accessibilità, tra inclusione, tokenismo, rappresentazione e competenza.

Ta-daaaaaan! A giugno 2025 entra in vigore l’European Accessibility Act. Questo significa che tutti i prodotti e i servizi digitali dovranno essere progettati e sviluppati in modo da essere accessibili a persone con disabilità. Parliamo anche di software, applicazioni mobili e siti web. Nell’era del “non si può più dire (né fare) niente”, soprattutto quando si tratta di diversità e inclusione, è necessario porsi molte domande e dobbiamo farlo… adesso! Chi può parlare e occuparsi di accessibilità e disabilità?
“Nothing about us without us”, recita uno dei motti più celebri delle lotte del movimento per i diritti delle persone con disabilità. Quindi solo chi è disabile può occuparsi di questi temi? L’esperienza personale basta, o è comunque fondamentale per farlo? C’è un “rischio tokenismo”? Che ruolo hanno competenze e conoscenze specifiche su questi temi? Chi non ha una disabilità può fare qualcosa? Se sì, cosa? Sono tutte domande a cui non è semplice rispondere. Proveremo a farlo in questo panel, in una chiacchierata tra persone con esperienze e competenze diverse, ma che hanno tutte a che fare, in qualche modo, con disabilità e accessibilità.

Simone Riflesso

Content Creator & Strategist, Consulente D&I

Graphic designer, poi tatuatore, poi tetraplegico. Mi occupo di comunicazione inclusiva e accessibile, contenuti e strategie digitali e D&I. Unisco l’attivismo in ambito disabilità e LGBTQIA+ alle data humanities e al data feminism. Sono ideatore di SondaPride, la prima mappatura dell’accessibilità dei Pride italiani.

Dov’è finito il presente? Per me il presente è quella cosa che accade mentre cerchi di tenere tutto assieme senza sacrificarti troppo.

Elisa Santambrogio

Graphic & Web Designer @Waooh Studio

Nel 2021 ho creato Waooh Studio, lo spazio in cui mi occupo di identità visiva, grafiche e siti web. Sono appassionata di accessibilità digitale e cerco di diffonderne l’importanza con corsi e consulenze.

Dov’è finito il presente? Tra siti e grafiche “per ieri”, consulenze varie e la routine quotidiana, non so proprio dove sia finito… perché non riesco mai a viverlo, quindi ho deciso di venire a cercarlo al BIG.

Chiara Pennetta

Docente di italiano L2, Formatrice DEI

Da quando ho ottenuto due impianti cocleari sono diventata più consapevole della mia identità sorda e ne ho fatto una passione e un lavoro. Laureata in Lettere Classiche e specializzata nella didattica dell’italiano L2, oggi lavoro come insegnante di sostegno e sono formatrice e attivista per la sordità e l’accessibilità della comunicazione.

Dov’è finito il presente? Citando il film d’animazione Kung Fu Panda: “Ieri è storia, domani è un mistero, ma oggi è un dono… per questo si chiama presente!” Un dono da condividere con le altre persone.

Tiziana Masoch

Traduttrice editoriale

Fin da piccola ho sempre sognato di vivere in un libro. Per ora non ci sono riuscita, ma intanto i libri li traduco. Nella frenesia di oggi dove se non sei performante non vali, ho scelto di vivere lenta, con gentilezza e rispetto, ma anche con la voglia di portare un cambiamento. Ci provo con le parole, cercando sempre quelle giuste da usare. E ci provo anche parlando di disabilità, diritti e accessibilità. Penso che tutte e tutti debbano essere previsti e previste, in ogni contesto.

Dov’è finito il presente? Il presente è il momento giusto per far sì che questa previsione sia possibile.

Modera:

Elena Panciera

Consulente e Formatrice DEI

Fissata con le parole da sempre, ho l’ambizione di usarle per cambiare il mondo.

Dov’è finito il presente? Per me il presente è l’unico tempo che esiste e infatti vivo da rockstar, come se dovessi morire tra una settimana. (Salvo poi crollare dal sonno e rivendicare il sacrosanto diritto ai pisolini).